Collana
AR 1489
Numero
Inventario
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SCHEDA TECNICA
Luogo di rinvenimento:
-
Misure: cm. 2 x ** x 1,5
Materiale: diaspro rosso? corniola?
Descrizione: vago probabilmente di collana in pietra semipreziosa rossa leggermente traslucida
Confronti: collana Leiden AO 4c composta di vari amuleti in pietre semipreziose (occhi-wadjet, mosche, scarabei, tilapie del Nilo, cuori) e un pendente centrale in oro con il dio Bes; Nuovo Regno, XVIII dinastia.
Collana Saint-Louise Art Museum 219:1924, in oro, con tre amuleti a scarabeo, a cuore, e con una figurina del dio Nefertum; età tolemaica.
M. Bulsnik, Egyptian gold jewelry, Tournhout 2015, pp. 94-95; C. Andrews, Amulets of ancient Egypt, British Museum, London 1994, pp. 72-73
Approfondimento generale/papirologico
(Egitto faraonico)
Il cuore, chiamato in lingua egiziana antica i͗͗b e ḥꜣty, era percepito, nella cultura faraonica, come l’organo custode dell’intelligenza, dei sentimenti e della memoria. Come tale, esso era generalmente lasciato all’interno del corpo durante la mummificazione, e, se non era “appesantito” da colpe, crimini, e menzogne, ma leggero come la piuma di Maat, la dea della giustizia e dell’ordine, avrebbe garantito al defunto l’accesso al paradisiaco aldilà dei Campi delle Offerte.
Nella raccolta di formule funerarie del Libro dei Morti, oltre al capitolo 125, che illustra il momento della “pesatura del cuore” di fronte al tribunale di Osiride, il capitolo 29b concerne il “fabbricare un amuleto–i͗b in pietra-serkhet”, che corrisponde alla corniola. Sono infatti frequenti i vaghi di collana con la tipica forma egiziana del cuore (globulare con una copertura superiore e gli attacchi laterali per i vasi sanguigni, come nel nostro esemplare) fabbricati nel materiale che, evidentemente, era considerato il più adatto a questo tipo di amuleto, proprio per le sue tonalità che ricordavano il colore vivo del sangue. Se ne trovano, tuttavia, anche in oro e in vari tipi di pietre semipreziose, solitamente alternati ad altri pendenti con significato protettivo.
Approfondimento generale/papirologico
(Egitto faraonico)
All’età faraonica (Secondo Periodo Intermedio, 1600 a.C. ca.) risale il papiro Edwin Smith, un trattato di anatomia e di chirurgia considerato il più antico esemplare di approccio prettamente scientifico alla medicina. Oggi conservato presso la New York Academy of Medicine, il papiro è quasi del tutto privo di incantesimi coadiuvanti l’azione del medico, ma è focalizzato sulla trattazione di 48 casi di traumi dalla testa al busto, di cui si descrive minutamente il tipo della lesione, la diagnosi, la prognosi, e il trattamento. Il papiro descrive per la prima volta nella storia occidentale sia il cervello, sia il cuore: mentre del cervello si riconosce il ruolo centrale nel controllo dei movimenti del corpo, del cuore si osserva il suo collegamento con i vasi sanguigni.
Anche il Papiro Ebers (ora conservato alla University of Leipzig), grossomodo contemporaneo all’altro, descrive alcune disfunzioni cardiache, come l’infarto e l’angina pectoris, e patologie cardiovascolari, nonché il battito trasmesso, attraverso le arterie, ad ogni parte del corpo: “se un sacerdote di Sekhmet o qualsiasi medico posa le dita dietro la testa, sulle mani, sui polsi, sui piedi, può misurare il cuore: poiché esso parla ai vasi di tutte le membra”.