Statuetta di Arpocrate
AR 837
Numero
Inventario
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SCHEDA TECNICA
Luogo di rinvenimento:
Arsinoe, ambiente 20
Misure: cm 5,5 x ** x 3
Materiale: Terracotta marrone a impasto fine
Descrizione: Testa di statuetta di Arpocrate formata da due valve. Il dio porta la mano destra alla bocca, i capelli sono acconciati con una treccia sul lato destro e due ciocche sulla fronte. Indossa un’alta corona doppia dell’Alto e Basso Egitto.
Approfondimento Letterario
La caratteristica individuante di questa lucerna è l’ansa con la raffigurazione di un delfino.
Questo stesso animale compare, oltre che nell’esemplare già citato (inv. 1190), anche in tipologie diverse di lucerna, ma il contesto sociale di appartenenza resta il milieu greco, non essendo questo un animale tipico della fauna egiziana.
Il delfino rimanda a un ambito iconografico e simbolico che godette di molta fortuna lungo i secoli. Il delfino è guida e salvezza per i naviganti, protagonista di diversi miti che lo legano strettamente all’uomo; in ambito cristiano andrà poi a rappresentare sia il mezzo con cui l’anima raggiunge il porto della salvezza, sia il Cristo che salva l’uomo.
Il delfino è presente nell’arte greca fin dall’età più antica: a solo titolo di esempio, si possono ricordare le raffigurazioni di questo animale di epoca minoica (primi fra tutti i delfini della Stanza della Regina a Cnosso (XV-XIV sec. a.C.). Notevole la fortuna iconografica anche in epoca ellenistica e romana: si pensi ai bellissimi delfini musivi della Casa detta, appunto, dei Delfini, a Delos; e alla splendida coppia di delfini color oro su fondo scuro dell’affresco della casa della Regio V di Pompei, anch’essa detta dei Delfini, recuperata durante gli scavi del 2018.
Sospesa fra realtà e mito è la figura di Arione (Ἀρίων), citaredo eccelso che, come narrano Erodoto (I, 23-24) e altri autori più tardi (Luciano, Plutarco), dopo aver dimorato a lungo a Corinto sotto la protezione del tiranno Periandro, viaggiò in Italia e in Sicilia. Accumulate grandi ricchezze grazie alla propria bravura, decise di tornare a Corinto, ma i marinai della nave su cui viaggiava decisero di eliminarlo per impadronirsi dei suoi beni. Arione, allora, chiese e ottenne di cantare un’ultima volta, per poi gettarsi in mare.
Un delfino giunse in soccorso del poeta, caricandoselo sul dorso e conducendolo sano e salvo a riva. Periandro, una volta ascoltato il racconto di Arione, smascherò e punì i marinai, e sul Tenaro, punto di approdo di Arione, fu eretto un monumento votivo raffigurante un uomo a cavallo di un delfino.
Approfondimento Letterario
Approfondimento Papirologico
I papiri documentari non offrono alcuna testimonianza di una lucerna decorata con un delfino o plasmata secondo le sue forme, ma la presenza di un decoro animale è attestata per es. da P.Oxy. LIX 3998 (IV sec. d.C.), che contiene una lettera privata nella quale viene menzionata una lucerna con la raffigurazione di una volpe (r. 37, τὸν λύχνον ἔχοντα ἀλώπηκαν – lege ἀλώπεκα).
Interessante è anche evidenziare che nei testi documentari il termine δελφίϲ (delphis) compare una sola volta, al diminutivo e in un contesto del tutto particolare: P.Oxy. XVI 1925, del VII sec. d.C., conserva una lista di mobili ed elementi architettonici consegnati per (la ristrutturazione di?) un προάϲτιον (proastion) che comprendeva (oltre a magazzini, stalle e dimore dei lavoranti), anche la casa dove il padrone risiedeva quando veniva a controllare i propri possedimenti e lo svolgimento delle varie attività che li riguardavano.
Fra i beni troviamo anche un κλιδίον (klidion) a forma di piccolo delfino (r. 37, κλιδίον ἤτοι δελφινάριον) destinato al gabinetto o toilette (χρεῖαι cioè latrinae).
Il κλιδίον doveva essere una forma di chiusura di condutture dell’acqua: ciò che viene indicato nel papiro, quindi, è verosimilmente una specie di rubinetto fatto a forma di delfino.
I frammenti papiracei ci offrono anche un altro tipo di documentazione, rara e molto interessante:
quella dei ‘cartoni’, cioè fogli fatti con una carta piuttosto spessa, su cui venivano riprodotti disegni che sarebbero stati poi utilizzati come modello per la produzione di stoffe decorate. Su alcuni di questi cartoni, relativi in particolare a scene riconducibili al mito greco, sono raffigurati anche delfini.
Particolarmente interessante è, per es., il cartone di Vienna (P.Vindob. G 1301 + 1307; TM 68886; LDAB 10156; Stauffer: VI-VII d.C.; Horak: IV d.C.) riproducente un decoro a ‘foglia’ (o ‘picca’) con putti su delfini, destinato a un clavus (cioè a un decoro a striscia posto in verticale sui lati lunghi di una tunica).
BIBLIOGRAFIA
Sulle lucerne con raffigurazioni di delfino: C. Boutantin, Terres cuites et culte domestique. Bestiaire de l’Egypte greco-romaine, Leiden - Boston 2014, p. 532.
Sulle lucerne: M. Mossakowska, Pap.Congr. XXVII, III, pp. 1533-1562.
Su κλιδίον: cfr. anche G. Husson, Oikia, p. 158.
Sui cartoni su papiro: cfr. A. Stauffer, Antike Musterblätter, Wiesbaden 2008.