Statuetta di Arpocrate con edicola
AR 485
Numero
Inventario
SCHEDA TECNICA
Luogo di rinvenimento:
-
Misure: cm 17,5x ** x 11
Materiale: Terracotta rossa a impasto fine, interno nero
Descrizione: Statuetta di Arpocrate ricomposta. Il dio, stante, ha la testa, con corona di fiori, reclinata sulla spalla destra. Indossa una veste con scollatura triangolare e fibbia sulla spalla destra. Con la mano destra stringe un’anforetta; sulla spalla sinistra poggia un’edicola. La gamba destra è portante, mentre la sinistra, piegata, poggia su un’olla.
Confronti:F. Dunand (a cura di), Catalogue des terres cuites gréco-romaines d’Egypte, Paris 1990, n. 232 p. 102.
Naviga il modello 3D
Approfondimento Letterario
La caratteristica individuante di questa lucerna è l’ansa con la raffigurazione di un delfino.
Questo stesso animale compare, oltre che nell’esemplare già citato (inv. 1190), anche in tipologie diverse di lucerna, ma il contesto sociale di appartenenza resta il milieu greco, non essendo questo un animale tipico della fauna egiziana.
Il delfino rimanda a un ambito iconografico e simbolico che godette di molta fortuna lungo i secoli. Il delfino è guida e salvezza per i naviganti, protagonista di diversi miti che lo legano strettamente all’uomo; in ambito cristiano andrà poi a rappresentare sia il mezzo con cui l’anima raggiunge il porto della salvezza, sia il Cristo che salva l’uomo.
Il delfino è presente nell’arte greca fin dall’età più antica: a solo titolo di esempio, si possono ricordare le raffigurazioni di questo animale di epoca minoica (primi fra tutti i delfini della Stanza della Regina a Cnosso (XV-XIV sec. a.C.). Notevole la fortuna iconografica anche in epoca ellenistica e romana: si pensi ai bellissimi delfini musivi della Casa detta, appunto, dei Delfini, a Delos; e alla splendida coppia di delfini color oro su fondo scuro dell’affresco della casa della Regio V di Pompei, anch’essa detta dei Delfini, recuperata durante gli scavi del 2018.
Sospesa fra realtà e mito è la figura di Arione (Ἀρίων), citaredo eccelso che, come narrano Erodoto (I, 23-24) e altri autori più tardi (Luciano, Plutarco), dopo aver dimorato a lungo a Corinto sotto la protezione del tiranno Periandro, viaggiò in Italia e in Sicilia. Accumulate grandi ricchezze grazie alla propria bravura, decise di tornare a Corinto, ma i marinai della nave su cui viaggiava decisero di eliminarlo per impadronirsi dei suoi beni. Arione, allora, chiese e ottenne di cantare un’ultima volta, per poi gettarsi in mare.
Un delfino giunse in soccorso del poeta, caricandoselo sul dorso e conducendolo sano e salvo a riva. Periandro, una volta ascoltato il racconto di Arione, smascherò e punì i marinai, e sul Tenaro, punto di approdo di Arione, fu eretto un monumento votivo raffigurante un uomo a cavallo di un delfino.
Approfondimento Letterario
Approfondimento Papirologico
Interessante è anche evidenziare che nei testi documentari il termine δελφίϲ (delphis) compare una sola volta, al diminutivo e in un contesto del tutto particolare: P.Oxy. XVI 1925, del VII sec. d.C., conserva una lista di mobili ed elementi architettonici consegnati per (la ristrutturazione di?) un προάϲτιον (proastion) che comprendeva (oltre a magazzini, stalle e dimore dei lavoranti), anche la casa dove il padrone risiedeva quando veniva a controllare i propri possedimenti e lo svolgimento delle varie attività che li riguardavano.
Fra i beni troviamo anche un κλιδίον (klidion) a forma di piccolo delfino (r. 37, κλιδίον ἤτοι δελφινάριον) destinato al gabinetto o toilette (χρεῖαι cioè latrinae).
Il κλιδίον doveva essere una forma di chiusura di condutture dell’acqua: ciò che viene indicato nel papiro, quindi, è verosimilmente una specie di rubinetto fatto a forma di delfino.
BIBLIOGRAFIA
D.M. Bailey (a cura di), Catalogue of the terracottas in the British Museum. vol. IV: Ptolemaic and Roman terracottas from Egypt, London 2008.
C.E. Barrett, «Harpocrates on Rheneia. Two Egyptian Figurines from the Necropolis of Delos», in A. Muller, E. Laflı (a cura di), Figurines de terre cuite en Méditerranée grecque et romaine, Villeneuve d’Ascq 2015, pp. 195–208.
S. Bosticco, «Scavi dell’Istituto Papirologico “G. Vitelli” ad Arsinoe (Kîmân Fares)», in Atti del Convegno Internazionale “Archeologia e papiri nel Fayyum”, Siracusa 1997, pp. 285–287.
C. Boutantin, Terres cuites et culte domestique: bestiaire de l’Égypte gréco-romaine, Leiden ; Boston 2014.
E. Breccia, Terrecotte figurate greche e greco-egizie del Museo di Alessandria Vol. I, Bergamo 1930.
E. Breccia, Terrecotte figurate greche e greco-egizie del Museo di Alessandria Vol. II, Bergamo 1934.
F. Dunand (a cura di), Catalogue des terres cuites gréco-romaines d’Egypte, Paris 1990.
A. Muller, E. Laflı (a cura di), Figurines de terre cuite en Méditerranée grecque et romaine: 2 - Iconographie et contextes, Villeneuve d’Ascq 2015.
V. Poulsen, Catalogue des terres cuites grecques et romaines, Copenhagen 1949.
L. Török, Hellenistic and Roman terracottas from Egypt, Roma 1995.
W. Weber, Die Ägyptisch-Griechischen Terrakotten, Berlin 1914.