Statuetta di Bes
AR 437
Numero
Inventario
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SCHEDA TECNICA
Luogo di rinvenimento:
Sconosciuto.
Misure: h cm 4; l cm 4,1.
Materiale: terracotta marrone con impasto fine, con frequenti inclusi di mica dorata fine.
Descrizione: frammento di statuetta della divinità Bes, originariamente bivalve, di cui si conserva solo la valva anteriore. Della figura restano il volto e il braccio sinistro alzato fino al livello dell’orecchio. Tracce di colore azzurro su tutta la superficie.
Della statuetta, probabilmente in origine a corpo intero, è ben riconoscibile il classico volto a ghigno di Bes, con le folte sopracciglia, le guance piene, il naso largo, la lingua fuori dalla bocca, le orecchie sensibilmente estese (qui è superstite solo l’orecchio sinistro), e la barba lunga. I capelli ricci sono rappresentati mediante incisione. Alla sommità della testa, un bordo di frattura fa supporre che fosse presente anche una delle corone che spesso adorna il capo della divinità. Il braccio sinistro, alzato fino al livello dell’orecchio, riporta all’iconografia del cosiddetto ‘Bes danzante’: la sua danza magica è destinata ad allontanare il Male.
Confronti: Török, Hellenistic and Roman Terracottas, pp. 36-37, nr. 18 (Pl. XX); Fjeldhagen, Catalogue, pp. 78-79, nr. 58.
Ulteriori approfondimenti tecnici
Della statuetta, probabilmente in origine a corpo intero, è ben riconoscibile il classico volto a ghigno di Bes, con le folte sopracciglia, le guance piene, il naso largo, le orecchie sensibilmente estese (qui è superstite solo l’orecchio sinistro), e la barba lunga. Sono presenti anche i capelli ricci, rappresentati mediante incisione. Alla sommità della testa, un tratto di frattura fa supporre che fosse presente anche la corona a tre piume che spesso adorna il capo della divinità.
Il braccio alzato fino al livello dell’orecchio riporta all’iconografia del cosiddetto Bes danzante: la sua danza magica è destinata a far scomparire il Male.
Nel pantheon egiziano Bes è una divinità secondaria di origini ancora incerte, ma ben nota dal Medio Regno fino all’epoca tarda, e non solo in Egitto.
Come già detto, le sue fattezze sono piuttosto particolari: è raffigurato come un nano dall’aspetto deforme con il volto barbuto caratterizzato da una smorfia. Talvolta è accompagnato dal suo alter-ego femminile, Besit.
Quando è rappresentato come un ‘guerriero’, con lancia, scudo, e talvolta pelle di leone, viene invocato a difesa dal male e dalla morte; la sua sfera di attività riguarda principalmente la protezione della famiglia. In età faraonica è divinità apotropaica per tutti gli aspetti della vita quotidiana e della casa, come protettore del sonno, della fertilità e come divinità guaritrice; è inoltre invocato per il buon esito del parto.
Le testimonianze archeologiche di Bes sono piuttosto frequenti: per rimanere nel campo dell’oggettistica, oltre alle più ‘usuali’ statuette antropomorfe di terracotta, come quella qui riprodotta, ci sono testimoniati numerosi oggetti di piccole dimensioni e di diverse tipologie che raffigurano il dio a figura intera o il suo volto così caratteristico, come vasi e ‘coppe’, simili a moderni boccali; torce e lucerne; gemme e gioielli (per es., il pendente di collana in berillo, sul quale cfr. L. Pirzio Biroli Stefanelli, L’oro dei Romani. Gioielli di età imperiale, Roma 1992, p. 149, fig. 146).
Approfondimento letterario / religioso
Approfondimento Papirologico
Il ‘successo’ di Bes che conosciamo da questa quantità vasta e variegata di reperti archeologici viene confermato anche dai dati papirologici: sappiamo dell’esistenza di feste in suo onore grazie a SB VI 9127 (II d.C.), una lista riferita alla presenza o assenza presso il luogo di lavoro di un artigiano, probabilmente un apprendista gioielliere; in particolare, viene registrata l’assenza dal lavoro durante le feste in onore di Bes, ma, purtroppo, il numero di giorni di assenza è in lacuna. Inoltre col nome βηϲίον si indicava un contenitore, una specie bicchiere o vasetto, che forse presentava la raffigurazione del tipico volto di Bes: in una lettera privata databile al IV sec. d.C., la scrivente si lamenta di aver ricevuto solo un “vasetto di miele” (SB XXVI 16831, 9: μικρὸν βηϲίον μέλιτοϲ).
Ancora più interessanti, però, sono le attestazioni papirologiche di varie statuette, tutte in materiali diversi (oro, argento, bronzo, stagno) e più pregiati rispetto all’umile terracotta, in documenti papiracei di tipologie diverse; e si possono ricordare anche altri oggetti preziosi: P.Oxy. X 1272 è una petizione del 144 d.C. che riguarda oggetti rubati, fra i quali compaiono bracciali e un ciondolino di Bes in oro. P.Wisc. I 13, anch’esso del II d.C., contiene un testamento: come di consueto, alla fine del documento compare la firma dei testimoni presenti all’atto, ciascuno col proprio particolare sigillo. Uno dei testimoni appone il proprio sigillo “dei Bes” (r. 19: ϲφραγὶϲ βηϲάτων) a indicare, probabilmente, la raffigurazione di Bes con la compagna Besit.
BIBLIOGRAFIA
T. Bagh - L. Manniche (edd.), Bes. Demon God. Protector of Egypt, Copenhagen 2021 (Ny Carlsberg Glyptotek);
S. Russo, Interdisciplinarità e collezioni minori: il Progetto <Lex.Pap.Mat.> e l’Istituto Papirologico “G. Vitelli”, in A. Di Natale - C. Basile (edd.), Atti del XIX Convegno di Egittologia e Papirologia, Siracusa, 1-4 ottobre 2020, Siracusa 2022 (Quaderni del Museo del Papiro XVIII), pp. 447-458.