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LA MISSIONE

ATTIVITÀ DI SCAVO
1946-1965

I PROTAGONISTI

LO SCAVO

LA MISSIONE 1964-1965

La missione del 1964

Alla metà degli anni ’60 del secolo scorso, il piano di sviluppo urbanistico di Medinet El-Fayum prevedeva la costruzione di edifici universitari e residenziali nella zona nord della città, che avrebbero coperto tutta l’area archeologica (già ampiamente compromessa e perturbata). L’Istituto Papirologico “Vitelli” di Firenze, allora diretto da Vittorio Bartoletti, decise di effettuare uno scavo di emergenza, prima che il sito fosse occupato dai nuovi edifici divenendo definitivamente inaccessibile. La campagna si svolse dal 5 dicembre 1964 al 24 febbraio 1965, sotto la direzione di Sergio Bosticco, coadiuvato da Manfredo Manfredi, Edda Bresciani, Claudio Barocas e dall’architetto F*** Forte, in una zona di 12.500 m2 a sud del temenos di un tempio in onore di Sobek, corrispondente in gran parte al Kôm el-Arabi e che aveva al centro resti di colonne fascicolate in granito rosso di Amenemhet III.

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Affiorarono resti di edifici termali, di condutture idriche, di pozzi e di una cisterna, databili all’età romana.

Di un altro edificio, nel Kôm el-Taiara, sussisteva ancora un tratto di muratura in blocchi di arenaria, con un’iscrizione, attestante sovrani tolemaici, in cui si nominava un teatro.

Lo scavo procedette in quattro settori. Nel settore centrale molti spezzoni di colonne presentavano indizi di una riutilizzazione a sostegno di un acquedotto romano che attraversava la città da Nord a Sud, di cui sussistevano resti di tubature cilindriche in terracotta.

Sulle colonne furono letti nomi di sovrani dalla XII alla XX dinastia, ma non fu trovata traccia di alcun tempio. Tuttavia, poco più a est, fu messo in luce un basamento quadrato di 2,20 m di lato, costruito con blocchi di calcare.

Nei settori sud-est e sud, dopo la rimozione di una grande quantità di frammenti di ceramica, che formavano uno strato spesso fino a 2 m, fu portato alla luce un complesso architettonico in mattoni crudi di età tolemaica – come testimoniano le monete e le ceramiche qui rinvenute – che poggiava su fondamenta costituite, in parte, da anfore adagiate orizzontalmente.
In età romana questi ambienti, adiacenti a canalizzazioni collegate all’acquedotto principale, furono parzialmente riutilizzati, come dimostra una pavimentazione in calcestruzzo giacente allo stesso livello delle strutture termali della città. Connessi con i canali erano la cisterna ellittica a sud e i pozzi.

Nel settore nord-ovest furono scoperti sette vani, delimitati da muri in mattoni crudi alti 1,50 m. In uno degli ambienti affiorò un pavimento in terra battuta. In altri due, a circa 50 cm sotto le fondamenta, furono identificate costruzioni più antiche, in mattoni crudi più grandi di quelli del livello superiore.

Come risulta dal rapporto di scavo, pochi furono i reperti in situ, come il vasellame dei pozzi e della cisterna, nonché alcuni oggetti in pietra inseriti nei muri. Provengono invece dai cumuli di detriti le lucerne, le statuette e le anse d’anfora con bolli.

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ATTIVITÀ DI SCAVO 1964-1965

ATTIVITà DI SCAVO
Arsinoe scavo p. 8 6-C
Arsinoe scavo p. 11 29.1.65 Scavi settore ovest (zona nord) - Dr. Claudio Barocas
Arsinoe scavo p. 15 01
Arsinoe scavo p. 10 4,25 Barocas
Arsinoe scavo p. 15 02
Arsinoe scavo p. 15 03
Arsinoe scavo p. 8 4,8 Barocas

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Edda Bresciani

L’attività di scavo si svolse dal 5 dicembre 1964 al 24 febbraio 1965, sotto la direzione di Sergio Bosticco, coadiuvato da Manfredo Manfredi, Edda Bresciani e Claudio Barocas, in una ristretta zona di 12.500 m2 (Kôm el-Arabi) che aveva al centro resti di colonne fascicolate in granito rosso di Amenemhet III, a sud del temenos di un tempio in onore di Sobek.

Affiorarono resti di edifici termali, di condutture idriche, di pozzi e di una cisterna, databili all’età romana.

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Claudio Barocas

L’attività di scavo si svolse dal 5 dicembre 1964 al 24 febbraio 1965, sotto la direzione di Sergio Bosticco, coadiuvato da Manfredo Manfredi, Edda Bresciani e Claudio Barocas, in una ristretta zona di 12.500 m2 (Kôm el-Arabi) che aveva al centro resti di colonne fascicolate in granito rosso di Amenemhet III, a sud del temenos di un tempio in onore di Sobek.

Affiorarono resti di edifici termali, di condutture idriche, di pozzi e di una cisterna, databili all’età romana.

Sergio Bosticco

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I PROTAGONISTI

L’attività di scavo si svolse dal 5 dicembre 1964 al 24 febbraio 1965, sotto la direzione di Sergio Bosticco, coadiuvato da Manfredo Manfredi, Edda Bresciani e Claudio Barocas, in una ristretta zona di 12.500 m2 (Kôm el-Arabi) che aveva al centro resti di colonne fascicolate in granito rosso di Amenemhet III, a sud del temenos di un tempio in onore di Sobek.

Affiorarono resti di edifici termali, di condutture idriche, di pozzi e di una cisterna, databili all’età romana.

Manfredo Manfredi

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L’attività di scavo si svolse dal 5 dicembre 1964 al 24 febbraio 1965, sotto la direzione di Sergio Bosticco, coadiuvato da Manfredo Manfredi, Edda Bresciani e Claudio Barocas, in una ristretta zona di 12.500 m2 (Kôm el-Arabi) che aveva al centro resti di colonne fascicolate in granito rosso di Amenemhet III, a sud del temenos di un tempio in onore di Sobek.

Affiorarono resti di edifici termali, di condutture idriche, di pozzi e di una cisterna, databili all’età romana.

I PROTAGNISTI
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LO SCAVO

Nell’Ottocento l’area archeologica si estendeva per circa 4 km2 a nord dell’abitato moderno ed era costituita da numerosi cumuli di detriti, fra cui il più famoso, il Kôm Fares, dette il nome di Kîmân Fares all’intera zona. Nel corso del tempo la sua superficie andò progressivamente riducendosi a causa dell’espansione di Medinet el Faiyûm. Quando l’Istituto Papirologico, per richiesta dell’allora direttore Vittorio Bartoletti, ottenne la concessione di scavo, l’area occupata dalle rovine si era ridotta a meno della metà.

I rapporti di scavo

DATI TECNICI 

SCAVO

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