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Amuleto a cuore

AR 1276

Numero 
Inventario

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SCHEDA TECNICA

Luogo di rinvenimento:

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Sconosciuto

Misure: h cm 2; l cm 1,5.

Materiale: corniola.

Descrizione: elemento probabilmente di collana o altro ornamento in corniola rossa.

Confronti: Andrews, Amulets of Ancient Egypt, pp. 72-73; Bulsnik, Egyptian Gold Jewelry, pp. 94-95; Gatty, Catalogue of the Mayer Collection Part 1, p. 17; vago di collana MET cat. 10.130.1795.

 Approfondimento generale/papirologico
(Egitto faraonico) 

Il cuore, chiamato in lingua egiziana antica i͗͗b e ḥꜣty, era percepito, nella cultura faraonica, come l’organo custode dell’intelligenza, dei sentimenti e della memoria. Come tale, esso era generalmente lasciato all’interno del corpo durante la mummificazione, e, se non era “appesantito” da colpe, crimini, e menzogne, ma leggero come la piuma di Maat, la dea della giustizia e dell’ordine, avrebbe garantito al defunto l’accesso al paradisiaco aldilà dei Campi delle Offerte.

Nella raccolta di formule funerarie del Libro dei Morti, oltre al capitolo 125, che illustra il momento della “pesatura del cuore” di fronte al tribunale di Osiride, il capitolo 29b concerne il “fabbricare un amuleto–i͗b in pietra-serkhet”, che corrisponde alla corniola. Sono infatti frequenti i vaghi di collana con la tipica forma egiziana del cuore (globulare con una copertura superiore e gli attacchi laterali per i vasi sanguigni, come nel nostro esemplare) fabbricati nel materiale che, evidentemente, era considerato il più adatto a questo tipo di amuleto, proprio per le sue tonalità che ricordavano il colore vivo del sangue. Se ne trovano, tuttavia, anche in oro e in vari tipi di pietre semipreziose, solitamente alternati ad altri pendenti con significato protettivo. 

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 Approfondimento generale/papirologico
(Egitto faraonico) 

All’età faraonica (Secondo Periodo Intermedio, 1600 a.C. ca.) risale il papiro Edwin Smith, un trattato di anatomia e di chirurgia considerato il più antico esemplare di approccio prettamente scientifico alla medicina. Oggi conservato presso la New York Academy of Medicine, il papiro è quasi del tutto privo di incantesimi coadiuvanti l’azione del medico, ma è focalizzato sulla trattazione di 48 casi di traumi dalla testa al busto, di cui si descrive minutamente il tipo della lesione, la diagnosi, la prognosi, e il trattamento. Il papiro descrive per la prima volta nella storia occidentale sia il cervello, sia il cuore: mentre del cervello si riconosce il ruolo centrale nel controllo dei movimenti del corpo, del cuore si osserva il suo collegamento con i vasi sanguigni.

Anche il Papiro Ebers (ora conservato alla University of Leipzig), grossomodo contemporaneo all’altro, descrive alcune disfunzioni cardiache, come l’infarto e l’angina pectoris, e patologie cardiovascolari, nonché il battito trasmesso, attraverso le arterie, ad ogni parte del corpo: “se un sacerdote di Sekhmet o qualsiasi medico posa le dita dietro la testa, sulle mani, sui polsi, sui piedi, può misurare il cuore: poiché esso parla ai vasi di tutte le membra”.

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 Approfondimento generale/papirologico
(Egitto greco-romano) 

I papiri di età greco-romana, invece, ci trasmettono le conoscenze e i rimedi della scienza medica greca che fa capo ai due ‘padri’ di questa disciplina: Ippocrate di Cos (vissuto fra la metà del V e i primi decenni del IV sec. a.C.), e, poi, Galeno di Pergamo (vissuto a lungo a Roma nel II sec. d.C.), che di Ippocrate diffuse e discusse l’opera. Una grande quantità di frammenti, riconducibili a scuole e opere ben diverse, ci documenta trattati (soprattutto di ginecologia e oftalmologia), testi in forma di domanda e risposta, raccolte di ricette mediche che spaziano dalle spiegazioni esaustive sullo scopo e sul metodo di applicazione del medicamento specifico, alle liste dei singoli ingredienti (col relativo peso) per la preparazione di impacchi, pasticche e altri rimedi medici; ma, data la frammentarietà dei testi, non sempre è possibile risalire al nome dell’autore-medico, o all’opera che aveva trattato quell’argomento specifico.

In relazione al cuore raffigurato nel nostro vago di collana, possiamo ricordare BKT X 23, (proveniente dall’Arsinoite e databile al II sec. d.C.), nel cui testo si riconosce uno scritto anatomico sul pericardio (περικάρδιοϲ ὑμήν) e sul timo (θύμοϲ), ghiandola endocrina adagiata sul pericardio medesimo.

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BIBLIOGRAFIA

C.R.S. Harris, The heart and the vascular system in ancient Greek medicine. From Alcmaeon to Galen, Oxford 1973; H. Froschauer - C. Römer (edd.), Zwischen Magie und Wissenschaft. Ärzte und Heilkunst in den Papyri aus Ägypten, Wien 2007 (Nilus 13)

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